La disprassia

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La disprassia

La disprassia è un disturbo specifico dell’apprendimento che si caratterizza come un deficit della coordinazione motoria. Questo disturbo comporta difficoltà nello svolgimento di attività quotidiane e scolastiche, poiché può incidere sia sull’equilibrio e l’abilità motoria generale sia sulla cosiddetta “motricità fine”, ovvero la capacità di muovere singoli muscoli o zone del corpo (es: labbra, dita).

L’origine della disprassia può essere riconosciuta nel malfunzionamento di alcuni neuroni motori, che non comunicano le informazioni ai muscoli in modo efficace per coordinare gesti e azioni. La disfunzione di questi neuroni può essere causata da eventuali danni cerebrali (es: trauma cranico, malattie neurologiche) oppure da un ritardo dello sviluppo neurologico.

Come riconoscere la disprassia

La disprassia può manifestarsi sotto forma di deficit generalizzato (disprassia generalizzata), oppure presentarsi come uno o più disturbi selettivi che riguardano una sola area o abilità, mantenendo “nascosti” altri possibili aspetti deficitari.

I sintomi più comuni di disprassia si manifestano già nei primi due anni di età e comprendono:

  • Attività motoria scarsa e limitata;
  • Lentezza e “goffaggine” negli atti motori fondamentali (prensione, pinza, gattonamento e deambulazione, reazioni di paracaduta); 
  • Interesse per gli oggetti superficiale e di breve durata; 
  • Ritardi nello sviluppo del linguaggio;
  • Scarsa curiosità e ricerca di autonomia.

A partire dal terzo anno di età, i sintomi della disprassia si fanno più evidenti, in quanto il bambino mostra competenze motorie sensibilmente inferiori rispetto a quelle dei suoi coetanei. 

Il bambino disprattico presenta un’attività motoria scarsa, un’esecuzione rallentata delle azioni e una generale goffaggine in atti motori come corsa, salto, lancio e calcio della palla. 

In caso di disprassia dello sguardo, il bambino si mostra incapace di fissare l’interlocutore oppure presenta fissazioni di durata molto breve e può avere uno sguardo caotico o iperfisso. In presenza di disprassia delle abilità di vita quotidiana, invece, il bambino manifesta difficoltà nel vestirsi, pulirsi o mangiare da solo. Altre forme di disprassia molto comuni possono condizionare l’evoluzione dell’uso selettivo delle dita e compromettere la motricità della mano, aspetto che può portare allo sviluppo di disgrafia durante l’età scolare.

In generale, al di là delle differenze individuali, ciò che accomuna i bambini affetti da disprassia è l’incapacità di rispondere efficacemente alle richieste dell’ambiente. Questa incapacità può portare il bambino a vivere con frustrazione e paura tutte quelle situazioni in cui è chiamato a compiere azioni e movimenti considerati elementari, ma che per lui risultano ostacoli insormontabili. Per questo motivo, può mostrare una tendenza all’evitamento (attività motoria scarsa) e all’isolamento sociale, per evitare di doversi confrontare con bambini che reputa “più capaci” e di esporsi al giudizio delle altre persone, sia adulti (es: insegnanti, educatori, familiari) che coetanei.

La disprassia a scuola

Nel contesto scolastico, la disprassia può comportare problemi nell’orientamento spazio-temporale, nel disegno e nella scrittura. Inoltre, può compromettere la capacità di linguaggio e di compiere operazioni matematiche. Per questo motivo, nonostante le capacità cognitive e intellettive dei bambini affetti da disprassia siano nella norma, molto spesso possono presentare rallentamenti nell’apprendimento e un rendimento scolastico insoddisfacente.

Attualmente, la disprassia non è riconosciuta dalla legge 104/92, la normativa che consente ai bambini con disabilità o disturbi specifici di apprendimento di usufruire di misure speciali che ne supportano e facilitano lo svolgimento di attività scolastiche ed educative.

Tuttavia, sono molti gli interventi che insegnanti ed educatori possono mettere in atto per aiutare lo studente disprattico a eseguire i compiti da lui richiesti e a raggiungere il livello di apprendimento previsto per la sua età.

Come intervenire

Per supportare gli alunni affetti da disprassia, gli insegnanti dovrebbero organizzare le attività scolastiche adattandole alle loro esigenze specifiche.

Ad esempio, è consigliabile:

  • suddividere i compiti in sotto-task di breve durata, alternando momenti di attività e di pausa. I bambini disprattici, infatti, tendono a stancarsi con facilità, in quanto necessitano di un maggiore sforzo per compiere gesti e azioni apparentemente semplici.
  • garantire un clima di classe tranquillo e positivo, per limitare le distrazioni e favorire la concentrazione.
  • prevedere e concedere un tempo più lungo per lo svolgimento di compiti e attività, così da non mettere fretta e permettere al bambino di eseguire il task assegnatogli in modo corretto e con i suoi tempi. Anche per quanto riguarda l’articolazione verbale, chi soffre di disprassia può aver bisogno di un tempo maggiore per organizzare il proprio discorso. Può, quindi, essere utile prevedere tempi più lunghi per lo svolgimento di verifiche scritte o interrogazioni. 
  • fornire allo studente degli schemi o mappe concettuali può essere d’aiuto per facilitare la memorizzazione e l’esposizione dei concetti appresi.
  • predisporre l’uso di un supporto (pc o tablet) per compiti di dettatura e scrittura, per venire incontro alle possibili difficoltà di grafia del bambino;
  • dare istruzioni brevi e concise, in modo da facilitare la comprensione del compito.

Infine, è fondamentale valorizzare il progresso e i punti di forza del bambino, le sue capacità e i risultati raggiunti. In questo modo, il rinforzo positivo lo aiuterà a sviluppare la propria autostima e il proprio senso di auto-efficacia.