L’ APPRENDIMENTO NEI BAMBINI OPPOSITIVI, IPERATTIVI

bambini oppositivi

L’ APPRENDIMENTO NEI BAMBINI OPPOSITIVI, IPERATTIVI

Molti bambini in diverse occasioni possono avere comportamenti iperattivi, essere impulsivi o distratti, e magari annoiarsi e commettere errori durante attività lunghe e monotone. Se pensiamo a cosa accade quando i bambini, intorno ai 6 o 7 anni, vengono lasciati liberi di muoversi in qualche situazione tipo ludoteca o giochi all’aperto, sicuramente per molti di loro si potrà osservare che corrono instancabili, passano da uno svago all’altro, perdono i loro giochi, lasciano la merenda a metà e non ricordano dove, si inseriscono a forza nei giochi di altri bambini, parlano con tutti, ecc.

La fatica necessaria a mantenere l’attenzione e a controllare gli impulsi fanno sì che i bambini iperattivi e oppositivi abbiano un minore rendimento scolastico e, nonostante un’intelligenza adeguata, presentino una maggiore difficoltà a gestire i compiti e attività che richiedono pianificazione e organizzazione.

Eppure, i bambini oppositivi e iperattivi riescono a portare a termine i compiti quando sono seguiti individualmente e se vengono aiutati sistematicamente a focalizzare e a mantenere l’attenzione. Questo ci dice che, potenzialmente, non c’è l’incapacità di prestare l’attenzione in termini assoluti. Se però questi bambini vengono lasciati da soli ad analizzare le richieste di un compito, considerare le diverse alternative di risposta e ad applicarsi a un lavoro cognitivo per un periodo di tempo prolungato, le prestazioni risultano scadenti. Queste difficoltà metacognitive spesso sono influenzate anche da fattori motivazionali (Sonuga-Barke et al., 1992; 1996) che in alcuni rari casi riducono il deficit a carico delle funzioni esecutive, ma in molti casi lo peggiorano.

I bambini oppositivi o iperattivi a scuola

Gli alunni che presentano fragilità nella sfera comportamentale costituiscono una realtà variegata: molto spesso è difficile individuare un’unica causa scatenante dei comportamenti, comprenderne l’origine, definire con precisione livelli di gravità e prevederne gli effetti a lungo termine. Grazie a un’osservazione sistematica è però possibile inquadrare con maggiore precisione il problema in un’ottica pratica e concreta. L’osservazione precisa e puntuale consente infatti di raccogliere informazioni importanti sugli eventi scatenanti e sulle conseguenze che facilitano il mantenimento e la ripetizione di una condotta indesiderabile. Limitarsi a osservare comportamenti problematici non è però sufficiente, occorre anche analizzare i fattori contestuali che li accompagnano e li mantengono attivi.

COSA PUO’ FARE LA SCUOLA: L’APPROCCIO PSICOEDUCATIVO COMPORTAMENTALE

Gli interventi basati sulla gestione degli antecedenti si riferiscono ai tentativi di cambiare l’ambiente che circonda i bambini iperattivi e oppositivi, in modo da facilitare i comportamenti desiderabili di prosocialità e partecipazione alle attività scolastiche, rendendo meno frequenti i comportamenti non desiderabili. Quindi gli interventi saranno diretti verso il cambiamento prima che si presenti, utile sarà attuare delle variazioni collegate alla struttura interna della classe: organizzare lo spazio dell’aula, gestire il tempo, gestire i materiali e gestire le richieste d’aiuto degli alunni.

Questi bambini, inoltre, hanno una scarsa capacità di prevedere le conseguenze: ad esempio, vi è in molti di loro una forte sottovalutazione dei pericoli oggettivi , che li porta a compiere azioni pericolose; altre volte, i bambini non si rendono conto di poter ferire, direttamente o indirettamente, le altre persone; in altri casi compiono azioni a loro proibite senza prevedere la punizione che verrà loro inflitta. Gli insegnanti possono intervenire in questo senso, aiutando in vari modi il bambino a prevedere le conseguenze di determinati eventi prima di agire: in tal modo verranno incrementati i comportamenti adeguati alle situazioni e il bambino potrà scegliere con più obiettività quali conseguenze affrontare.

LE TECNICHE DI INTERVENTO BASATE SULLE CONSEGUENZE

Le tecniche di intervento successive al comportamento, che nel linguaggio specifico della psicologia sono definite come “basate sulle conseguenze” , possono essere di due tipi: 

  • positive quando sono dirette ad aumentare la frequenza, l’intensità e/o la durata di un determinato comportamento; 
  • negative quando, al contrario, sono finalizzate a farle diminuire. Esse risultano tanto più efficaci quanto più vengono utilizzate immediatezza e ripetizione. Il medesimo tipo di intervento può assumere una valenza positiva o negativa a seconda della situazione e della persona a cui viene rivolto.

Bambini oppositivi e rinforzo

È possibile inoltre individuare strategie per incoraggiare e valorizzare la messa in atto di comportamenti desiderabili e ridurre, al contempo, l’atteggiamento rifiutante e disobbediente, il rinforzo è qualsiasi intervento che aumenta la probabilità di comparsa e la frequenza di un comportamento, i rinforzi possono essere:

  • negativi, quando a seguito dell’attuazione di un comportamento positivo viene eliminato uno stimolo non gradevole per il bambino come ad es, se svolgere tutti i compiti a casa risulta gravoso, l’insegnante può “abbuonare” uno/due esercizi purché in classe mantenga un comportamento adeguato come riuscire a stare seduto tutta l’ora;
  • positivi, quando il comportamento viene seguito da un “premio” che, a seconda delle situazioni può essere:
    • materiale (ad esempio un gioco);
    • simbolico (ad esempio, medaglie, bollini, punti che possono essere convertiti in premi);

In base alla frequenza di utilizzo il rinforzo può essere:

  • continuo: il bambino viene rinforzato tutte le volte che emette il comportamento corretto;
  • intermittente: il bambino viene rinforzato solo saltuariamente, ma abbondantemente, all’attuazione del comportamento corretto.

Diversamente di come avviene per il rinforzo, la punizione è qualsiasi conseguenza , sgradita al bambino, finalizzata a diminuire la frequenza di un comportamento, si tratta di uno degli strumenti più utilizzati nella pratica, che però risulta scarsamente efficace. Il rimprovero è una forma di dialogo che mira a diminuire la frequenza di un comportamento, in ultimo l’estinzione consiste nell’ignorare sistematicamente un comportamento indesiderabile per aumentare la sua probabilità di comparsa. 

di Simona Sartoretto O. S. A e tutor DSA