L’autostima e la percezione di sé favoriscono l’apprendimento?

L’autostima e la percezione di sé favoriscono l’apprendimento?

Il concetto di sé di un bambino (il modo in cui lui si vede) e le sue abilità di autocontrollo (il grado in cui riesce a dirigere il suo comportamento e le sue attività), insieme al suo senso di autostima, formano il sistema del Sé” (Harter, 1999).

L’autostima, intesa come il divario tra il concetto di “sé reale” (come si è effettivamente) e quello ideale (ciò a cui si aspira), è strettamente correlata alle competenze di autocontrollo e autoregolazione comportamentale per il fatto che un bambino capace di governare le proprie attività ed espressioni emozionali piò sentirsi più competente. Un bambino che riesce a rendere il proprio comportamento socialmente accettabile e adeguato avrà maggiori probabilità di ricevere approvazione e considerazione positiva degli altri. Alcuni bambini con difficoltà autoregolative vanno incontro a un maggior numero di insuccessi, percependo un minore senso di competenza in più àmbiti e raccogliendo frequenti manifestazioni di disapprovazione da parte dell’adulto. A ciò si aggiunge una scarsa abilità nel calibrare gli obiettivi a cui mirare. Questi elementi fanno sì che il divario fra sé reale e sé ideale diventi via via più marcato, di conseguenza un bambino con una percezione di sé non propriamente positiva avrà difficoltà negli apprendimenti, perché più incassa insuccessi più sarà demotivato a recuperare. 

Autostima a livello scolastico: cosa può fare un insegnante?

L’insegnante può intervenire modificando progressivamente il livello di autostima del bambino, operando a livello metacognitivo sui seguenti aspetti:

  • Promuovendo le competenze di autocontrollo negli aspetti relativi all’automonitoraggio (essere osservatori delle proprie azioni), all’autovalutazione e all’autorinforzamento (ricompensare se stessi);
  • Favorendo uno stile attribuzionale funzionale; rendendo cioè innanzitutto consapevole il bambino delle spiegazioni, delle cause che egli dà ai propri successi e insuccessi, per poi valutare con lui il rapporto che intercorre tra tali spiegazioni e le idee generali sul proprio funzionamento psichico e gli obiettivi di apprendimento, è necessario lavorare sulle attribuzioni, cioè con delle forme di dialogo interiore.

Autostima e attribuzione

Un’attribuzione è semplicemente un processo in cui si interpretano gli eventi di cui si ha esperienza e si cerca di individuarne le diverse possibili cause. Ci sono dimensioni nelle attribuzioni: esse comprendono la situazione, il momento e il locus of control (Abramson, Seligman e Teasdale, 1978).

Le attribuzioni possono essere globali o specifiche: le attribuzioni globali generalizzano trascendendo la situazione, quelle specifiche, invece, limitano la conclusione causativa alla situazione specifica attuale. Di fronte ad un insuccesso in matematica, un’ attribuzione globale potrebbe essere: “È successo perché io in matematica non valgo niente”, una specifica invece potrebbe essere: “È successo perché questo argomento non lo ho capito bene”.

Inoltre, le attribuzioni possono essere stabili e instabili: le attribuzioni stabili identificano la causa della situazione o dell’evento nel fatto che molti accadimenti simili si sono verificati in passato e che si ripeteranno inevitabilmente nel futuro. Le attribuzioni instabili percepiscono, al contrario, la causa del dato evento come un fatto isolato, che quindi non necessariamente potrebbe verificarsi nuovamente in futuro. Ad esempio sempre di fronte all’insuccesso in una prova di matematica, una spiegazione stabile potrebbe essere: “È successo perché non mi è mai andata bene una prova di matematica”, mentre una instabile potrebbe essere: “È successo perché oggi pensavo ad altre cose”.

Infine, le attribuzioni possono essere interne ed esterne: le attribuzioni interne ascrivono la causa di ciò che è successo a se stessi; le attribuzioni esterne, al contrario, attribuiscono la causa di un evento a qualcosa che si trova al di fuori del proprio controllo.

Come si può aiutare un bambino a modificare le proprie attribuzioni?

Per far sì che un bambino modifichi le proprie attribuzioni è importante fargli comprendere cosa siano e come influenzino il dialogo interiore. Una volta che ciò è avvenuto, attraverso la presentazione di esempi concreti e frequenti nella vita del bambino, gli si può proporre un’attività da svolgere, come quella di raccontare un avvenimento positivo e un ‘altro negativo recentemente accadutogli, si può concludere questa attività chiedendo al bambino cosa ha pensato in quel momento e se ciò lo ha fatto sentire bene.

Cosa possono fare i genitori?

Di seguito vengono forniti alcuni esempi per i genitori per favorire una buona autostima nei ragazzi:

  • Incoraggiare e lodare il proprio figlio ogni volta che se ne ha l’occasione; non è indispensabile che i complimenti siano relativi solo ai successi, possono riguardare anche l’impegno.
  • Fare critiche costruttive, ci saranno occasioni in cui si avrà l’esigenza di spiegare al ragazzo che dovrebbe agire in modo diverso, si deve cercare di far sì, quando si da questo rinforzo, di trasmetterlo con serenità, focalizzandosi sul comportamento che deve essere modificato, non sulla persona.
  • Evitare i paragoni, se in famiglia sono presenti fratelli cercare di non paragonare il ragazzo a loro perché questo potrebbe intaccare la sua autostima.
  • Permettere al ragazzo di dare opportunità di riuscita, spingerlo a partecipare ad attività che si basino sui punti di forza e i suoi interessi.

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