La lettoscrittura nei DSA

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La lettoscrittura nei DSA

La lettoscrittura indica l’insieme delle abilità di lettura e scrittura, in relazione al loro apprendimento. Non per tutti i bambini è un percorso semplice e spontaneo che rientra nelle tappe della crescita, nei bambini con Difficoltà o Disturbi Specifici di Apprendimento è necessario attuare strategie ed interventi mirati.

L’APPRENDIMENTO DELLA LETTOSCRITTURA 

Il processo di lettura e scrittura procede secondo tappe strettamente connesse tra loro e inizia a costruirsi ben prima della Scuola Primaria, attraverso l’esperienza con il mondo del linguaggio scritto nell’ambiente in cui il bambino si trova inserito e le sue prime ipotesi su come il linguaggio parlato possa essere trasformato anche in forma scritta. Così, forse, qualche alunno accede alla Scuola Primaria sapendo già leggere parole piane più o meno lunghe, ma certamente non per tutti è così.

Se qualcuno, infatti, sa già compiere un’analisi dei suoni che compongono le parole, qualcun altro può non saperlo fare e (arrivare a) scrivere le lettere a caso, non rispettando né il numero né le caratteristiche delle lettere stesse. Per un insegnante conoscere le tappe dello sviluppo dell’apprendimento della strumentalità del leggere e dello scrivere di tutti i bambini è di enorme rilevanza.

È importante, infatti, che il docente possa stabilire il livello di partenza di ogni alunno per riuscire a proporre attività anche differenziate che salvaguardino la motivazione negli alunni, che siano mirate al consolidamento del già acquisito e si proiettino, infine, al raggiungimento degli stadi di apprendimento successivi.

IL MODELLO DI UTA FRITH

Un modello teorico di riferimento largamente diffuso nella comunità scientifica è quello di Uta Frith (Frith, 1985), il quale cerca di spiegare in che modo il bambino acquisisca negli anni la capacità di leggere e scrivere un testo. Questo modello ha carattere “gerarchico”, in quanto sostiene che se il bambino non ha raggiunto le acquisizione degli stadi inferiori, non sarà in grado di accedere  alle competenze degli stadi successivi. Gli stadi di sviluppo individuati sono quattro, riconducibili a fasce d’età che possono variare da bambino a bambino per risorse personali e stimoli ambientali. In genere, comunque, si identificano questi stadi di apprendimento della lettoscrittura:

  • Stadio logografico: il bambino in età prescolare sa riconoscere alcune parole per la presenza di indizi che ha imparato a discriminare (e che gli hanno permesso di sviluppare un limitato vocabolario visivo), ma ancora non ha conoscenze sulla struttura fonologica, né tanto meno ortografica, della parola;
  • Stadio alfabetico: nei primi anni di scolarizzazione il bambino apprende l’esistenza di una forma orale e di una forma scritta della parola. In questa fase il meccanismo di conversione dalla forma scritta della parola a quella orale è ancora instabile. Nonostante ciò, il bambino è in grado di leggere anche parole che non conosce e quindi impara a segmentare le parole che incontra, riconoscendo l’esistenza dei costituenti della parola (consapevolezza fonemica);
  • Stadio ortografico: verso i sette anni, il bambino impara che vi è una regolarità nel meccanismo di conversione grafema/fonema per cui la combinazione delle lettere nelle parole non è illimitata, ma determinata dalle regole ortografiche e sintattiche della lingua. In questa fase il bambino ha acquisito la capacità di sillabare.
  • Stadio lessicale: l’ultimo stadio consente al bambino l’automatizzazione della scrittura attraverso la formazione di un magazzino lessicale e l’accesso alla parola nella sua interezza.

COME SI INTERVIENE NEI DSA?

L’intervento per i DSA, come è noto, si basa sul concetto di individualizzazione-personalizzazione e sarebbe un’evidente contraddizione voler fornire indicazioni e proposte valide per tutti. Come ben sanno gli insegnanti, la diagnosi di DSA non definisce infatti una categoria omogenea di alunni e bisogna sempre calibrare le proposte in base agli effettivi bisogni individuali. Se per  individuare un disturbo serve l’intervento del clinico, intervenire sulle difficoltà è compito degli insegnanti, ma,  più in generale, la scuola ha il compito di prevenire, non solo di prevedere, l’insorgere dei disturbi.

Le linee guida sui DSA del MIUR dedicano ampio spazio a indicazioni didattiche soprattutto per i primi anni di scuola primaria, ma anche per la scuola dell’infanzia, offrendo la possibilità agli insegnanti di personalizzare, soprattutto in casi particolari attraverso  didattiche che mirano all’acquisizione di autonomie di tipo compensativo, ovvero a strategie o strumenti  in grado di superare in modo alternativo i limiti del disturbo.

Nel caso della lettoscrittura  gli insegnanti possono fornire vari supporti come la possibilità di modificare i testi adattando il tipo di carattere: dimensioni, font, maiuscolo, minuscolo, corsivo. Va inoltre considerato il supporto grafico fornito (quadretti grandi e piccoli, righe di vario tipo); anche importante è l’utilizzo di attività di gruppo con esercizi e giochi da fare in classe e in palestra, ma anche l’uso di materiali da utilizzare come supporto mnemonico (schemi, tabelline, elenchi di voci difficili da ricordare). L’obiettivo quindi è il successo formativo che può attuarsi con il supporto di strumenti e strategie utili volti al superamento degli ostacoli.