DDAI: il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività

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DDAI: il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività

È elevato il numero di bambini che, nella scuola dell’obbligo, presentano difficoltà di attenzione e autocontrollo. In particolare, i bambini per cui si può parlare di Disturbo da Deficit di Attenzione/iperattività (DDAI) costituiscono non solo uno dei problemi più significativi incontrati dalla scuola, ma sono anche a forte rischio per lo sviluppo di altre problematiche, ad esempio, disturbo della condotta o disturbo antisociale di personalità (Swanson et al.; 1998). Visto in questi termini, il DDAI diventa un problema a carattere sociale e nazionale e una sua corretta e precoce identificazione e prevenzione costituiscono un obiettivo auspicabile.

Quando si può effettuare la diagnosi di DDAI?

Di solito, la valutazione e la diagnosi vengono fatte quando il bambino è ormai alla scuola primaria. A questo punto però egli ha già vissuto, verosimilmente, esperienze negative di vario genere sia in ambito familiare, sia sociale sia, tipicamente, anche scolastico. È abbastanza probabile che si siano già consolidate dinamiche relazionali disfunzionali, in cui il bambino con DDAI è allo stesso tempo causa e vittima di situazioni problematiche. Il quadro diventa quindi più complicato e un intervento psicologico più difficile. Per tutte queste ragioni una identificazione precoce, così come un intervento precoce, già nella scuola dell’infanziaCorso Online: conoscere e affrontare l’ADHD, sarebbero raccomandabili ( Sonuga-Barke et al.; 2001).

CI SONO STRUMENTI PER L’IDENTIFICAZIONE PRECOCE del DDAI?

La scala IPDDAI (Identificazione Precoce del Disturbo da Deficit di Attenzione) è un questionario osservativo creato da Marcotto, Paltenghi e Cornoldi (2002), per l’individuazione dei bambini a rischio DDAI nei tre sottotipi descritti nel DSM-IV (APA, 1994). I tre sottotipi identificati nel DSM-IV sono molto eterogenei fra loro: Sottotipo combinato, Sottotipo prevalentemente inattentivo, Sottotipo prevalentemente iperattivo-impulsivo;

  • Sottotipo combinato: in cui sono presenti almeno sei sintomi di iperattività.
  • Sottotipo prevalentemente inattentivo: sono presenti almeno sei sintomi di inattenzione ma i criteri per l’iperattività non vengono soddisfatti;
  • Sottotipo prevalentemente iperattivo-impulsivo: sono presenti almeno sei sintomi di iperattività-impulsività ma i criteri per l’inattenzione non vengono soddisfatti.

La scala IPDDAI prevede 18 item: 7 sono volti ad indagare la dimensione della Disattenzione; 7 relativi alla dimensione dell’ Iperattività/Impulsività e 4 a quelli che si definiscono Fattori di rischio, ossia quelle variabili che possono avere una qualche ripercussione sulla persistenza, il grado e lo sviluppo di eventuali sintomi del DDAI. Se il IPDDAI è un questionario rivolto essenzialmente ai genitori, il IPDDAG, è un questionario rivolto ai genitori dove ci sono i 7 item per la dimensione della disattenzione e 7 item per la dimensione dell’iperattività/impulsività.

I VARI INTERVENTI NEL CORSO DEGLI ANNI

In letteratura esperienze di interventi in classe, specialmente se si tratta di bambini in età prescolare, non sono numerose. La maggior parte dei lavori è rivolta, solitamente, agli interventi di tipo farmacologico o all’intervento nel contesto familiare. Tuttavia alcuni studi si sono concentrati anche sull’intervento a scuola; hanno riscontrato maggior successo quelli che hanno incluso l’uso del rinforzo di comportamenti appropriati, l’uso di istruzioni precise, l’insegnamento della tecnica dell’autocontrollo.

In un primo studio, Drash et al. (1976) hanno esaminato l’uso del sistema del controllo del comportamento mediante rinforzo positivo, time out e parent training su bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni. Un altro studio di Bornstein e Quevillon (1976) ha testato un intervento cognitivo comportamentale in 3 bambini in età prescolare con comportamenti disattenti e iperattivi, utilizzando un disegno di baseline multiplo; in un altro studio su caso singolo, MCCain e Kelley (1993) hanno usato una procedura casa-famiglia per ridurre i comportamenti distruttivi di un bambino con DDAI di 5 anni.

Per migliorare l’autocontrollo di 3 bambini con DDAI in età prescolare Binder et al.(2000) hanno implementato un intervento sull’autocontrollo da svolgere nelle classi di bambini in età prescolare utilizzando l’uso delle scelte, delle attività distraenti e del rinforzo per la tolleranza dell’attesa.

Nel corso degli anni si è cercato di migliorare la metodologia anche utilizzando il sistema della Token Economy per cui gli insegnanti rinforzavano i comportamenti positivi e penalizzavano quelli negativi aggiungendo o togliendo gettoni e, a fine giornata, i gettoni ottenuti davano diritto in premi concreti. Questo sistema ha fatto riscontrare un decremento considerevole di comportamenti distruttivi, ma ad oggi c’è ancora dibattito su quanto possa essere utile questo metodo.

di Simona Sartoretto, O.S.A e Tutor DSA