DSA, BES E ADHD
In una società come la nostra, sempre più veloce e sempre più frenetica, si cerca continuamente di trovare soluzioni per accorciare i tempi, per perdere il minor tempo possibile e si finisce per abbreviare tutto: distanze, relazioni, ma anche le parole riducendole, molto spesso, ad acronimi.
Ma siamo proprio sicuri di capire fino in fondo le sigle a cui riduciamo frasi e nomi?
Capita, infatti, di abituarci così tanto al suono degli acronimi, da non chiederci neppure a cosa corrispondano e quale significato celino. In questo modo si finisce solo per aumentare la confusione tra le categorie in cui siamo costretti.
Un esempio molto calzante sono i DSA, i BES e l’ADHD, tutte sigle di cui sentiamo parlare soprattutto nell’ambito sanitario, evolutivo e scolastico. Cerchiamo, allora, di fare un po’ di chiarezza.
La prima distinzione necessaria e fondamentale da sottolineare è che i BES non sono una categoria diagnostica a differenza dei DSA e dell’ADHD e che i BES comprendono i DSA e l’ADHD, ma non si esauriscono con essi. Ma analizziamoli e spieghiamoli uno per volta:
- DSA – DISTURBI SPECIFICI dell’APPRENDIMENTO: è un disturbo del neurosviluppo ed è quindi biologicamente determinato; non è legato, quindi, a disabilità intellettive e a scarso quoziente intellettivo. Tale disturbo comporta deficit in determinate abilità legate all’apprendimento quali: lettura (DISLESSIA), scrittura (DISGRAFIA e\o DISORTOGRAFIA), calcolo (DISCALCULIA).
- ADHD – ATTENTION DEFICIT HYPERACTIVITY DISORDER, in italiano DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA’: come già si intuisce dal nome, è un disturbo completamente diverso da quello dei DSA. È, infatti, un problema di autocontrollo. Il bambino con ADHD non riesce a stare fermo né concentrato per lunghi periodi, è sempre in movimento, è distratto, non riesce a controllare gli impulsi mostrandosi quindi impulsivo e irruento. Tutto ciò può comportare, ad esempio, aggressività, difficoltà motorie e scolastiche. Quindi anche un bambino con ADHD può manifestare difficoltà nella lettura, nella scrittura e\o nel calcolo, ma non saranno dovute a cause neurobiologiche, ma alla disattenzione o all’iperattività.
BES – BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI: la prima cosa da evidenziare è che i BES non sono una categoria diagnostica. Con il termine BES si identifica una categoria di alunni con particolari problematiche; tale categoria, quindi, fa capo al mondo della scuola e in particolare, all’insegnamento. I BES, infatti, sono una macro categoria in cui rientrano varie tipologie di alunni che hanno bisogno di un insegnamento individualizzato o comunque un’attenzione particolare.
Ma a quali problematiche ci si riferisce quando si parla di Bisogni Educativi Speciali?
La Circolare Ministeriale del 6 Marzo 2013 identifica nei BES “lo svantaggio sociale e culturale, i disturbi specifici di apprendimento e\o disturbi evolutivi specifici, le difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”.
Quindi, le 3 sottocategorie che rientrano nei BES sono:
– Disabilità (riconosciuta dalla Legge 104\92)
– Disturbi evolutivi specifici ( tra cui Disturbi Specifici dell’Apprendimento e Disturbo Da Deficit Di Attenzione e Iperattività)
– Svantaggi culturali, sociali, linguistici.
Solo nel caso dei DSA è obbligatorio prevedere un Piano Didattico Personalizzato (PDP) che deve essere predisposto dalla scuola in collaborazione con la famiglia del ragazzo in questione e con i professionisti esperti in materia.
Da questa categorizzazione, possiamo subito ben comprendere che DSA, ADHD, BES non sono assolutamente termini interscambiabili e non possono essere confusi. I Bisogni Educativi Speciali, infatti, comprendono i DSA e l’ADHD, ma non solo! Impariamo, quindi, a non generalizzare riferendoci a tali disturbi con il termine BES né tantomeno ad utilizzare tale acronimo riferendoci esclusivamente ai DSA e all’ADHD.
A cura della Dott.ssa Annarita Napolitano