Insegnare ai bambini con ADHD
ADHD, è l’etichetta diagnostica utilizzata per descrivere una popolazione eterogenea e vasta di bambini che presentano una serie di problemi, in questo caso specifico parliamo di “Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività”, le cui manifestazioni più evidenti riguardano la difficoltà a mantenere l’attenzione e a controllare l’impulsività e il movimento (nel bambino possono essere presenti entrambi questi aspetti o uno solo di essi). L’ADHD venne probabilmente descritto per la prima volta nel 1902, allorché G. F. Still, pubblicò su “Lancet” qualche osservazione su un gruppo di bambini che presentavano “un deficit di controllo morale […] e un’eccessiva vivacità e distruttività” (Still, 1902). Nel 1968 comparve la seconda edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM II) (APA, 1968), pubblicato dall’ American Psychiatric Association, il quale introduceva l’etichetta diagnostica “reazione ipercinetica del bambino”. L’edizione successiva del manuale, il DSM-III (APA, 1980), rappresentò una vera e propria rivoluzione nella procedura clinico-diagnostica in quanto prevedeva un sistema orientato in senso evolutivo, strutturato specificatamente per i disturbi dell’infanzia. Nel DSM-III, il termine diagnostico utilizzato per riferirsi all’ ADHD era “disturbo da deficit dell’attenzione”.
Per approfondire: DSA, BES e ADHD: non sono la stessa cosa!
Quali sono le difficoltà scolastiche nel bambino con ADHD?
Le caratteristiche di impulsività e di disattenzione ovviamente si riflettono negativamente sul rendimento scolastico. I bambini con ADHD tendono a liberarsi presto del compito, a evitare la lettura di testi informativi, a non ritornare indietro a rileggere il testo per rispondere alle domande presenti nel libro, sono distratti da stimoli interferenti e non riescono a trattenere in memoria troppe informazioni. Possiedono scarse capacità metacognitive (riflessione e consapevolezza) e non attendono che l’insegnante completi la consegna, interrompono frequentemente e ostentano una sicurezza nella comprensione del problema o del quesito posto che poi non trova un riscontro nella valutazione dell’elaborato finale (se ad esempio si fa una domanda interrompono prima che questa venga ultimata dicendo di aver capito e che addirittura il compito è troppo semplice).
Cosa si insegna ad un alunno con ADHD?
Esistono ormai numerose esperienze che dimostrano come un adattamento delle attività didattiche possa facilitare l’acquisizione di comportamenti funzionali e incrementare l’effettivo rendimento scolastico. Un modello di didattica flessibile potrà rispondere meglio alle esigenze e ai bisogni di ciascun alunno. Tre sono i prìncipi basilari da considerare quando si lavora con alunni ADHD e sono: brevità, varietà e struttura (Goldstein e Goldstein, 1990).
- Brevità, è bene tener presente che i bambini con ADHD iniziano la maggior parte dei loro compiti con il minore impegno possibile, esercizi brevi e frequenti o lezioni che prendono in considerazione brevi unità di apprendimento producono un miglioramento nel rendimento scolastico;
- Varietà, i bambini con ADHD funzionano meglio quando viene offerta loro una buona varietà di materiali per migliorare le interazioni visive, verbali e tattili, la manipolazione dei materiali rende il compito più interessante e aumenta la partecipazione attiva dell’alunno;
- Struttura, è molto importante fornire una routine costante, nell’àmbito della quale vengono inserite attività altamente organizzate, specifici programmi guidati, incluse esperienze ben pianificate con passaggi guidati, sono ottimali per i bambini con difficoltà attentive, anche l’utilizzo del computer si rivela un mezzo assai utile perchè molto motivante: è a colori, le attività prevedono di solito grafica e musica, permette una certa “autogestione” rispetto alla proposta didattica.
Ci sono delle iniziative per ridurre le difficoltà nei compiti a casa?
Sicuramente anche la gestione del compito a casa può far si che l’alunno riesca a organizzarsi nello svolgimento e soprattutto nella capacità di portare a termine un compito, ci sono in questo caso dei suggerimenti utili che possono far si che ciò sia possibile:
- E’ bene concordare con i genitori l’utilizzo di un quaderno, o apposite schede, dove trascrivere i compiti a casa; tale quaderno sarà controllato sia a scuola sia a casa;
- Fornire all’alunno un “assistente speciale” per aiutarlo per mezzo di un doppio controllo nell’annotare i compiti e fornire un sostegno quando è necessario;
- Definire in anticipo una sequenza di compiti e consegnarla direttamente ai genitori se necessario;
- Bisogna organizzare una modifica individuale dei compiti per i bambini che hanno anche specifici disturbi dell’apprendimento, nella lettura, nella scrittura, o nella matematica. Se i disturbi riguardano la scrittura, una generale riduzione dei compiti scritti è necessaria e forse bisognerebbe permettere al bambino di utilizzare un computer per portare a termine alcuni di questi compiti;
- Il passaggio della consegna dei compiti scritti alla lavagna e annotati sul diario dovrebbe tener conto di una dettatura anche orale a voce alta;
- In alcuni casi può essere utile, specialmente con i bambini delle prime classi della scuola primaria, consentire di registrare le consegne dell’insegnante relative ai compiti con un registratore, ciò permetterà al bambino di completare ciò che non è riuscito a scrivere in classe riguardo i compiti.
Per approfondire :
Disturbo di Iperattività e Disattenzione: strategie e metodi efficaci a casa e a scuola
CORSO ONLINE – ADHD: Organizzazione dello studio e gestione quotidiana