La didattica metacognitiva nell’apprendimento
Negli ultimi cinquant’anni si è sentito parlare molto, sia a livello di ricerca sia in ambito scolastico, di metacognizione. Anche nelle relazioni diagnostiche e nelle certificazioni di alunni con disturbo specifico di apprendimento o con ADHD lo specialista descrive, oltre alle competenze cognitive e scolastiche, le abilità metacognitive, le strategie messe in atto, i punti di forza e di debolezza, le abilità di pianificazione e e di problem solving del bambino.
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Cosa succede ai soggetti con un basso sviluppo metacognitivo?
In generale, i soggetti con un basso sviluppo metacognitivo non riescono ad autoregolare i propri processi cognitivi, tendono ad agire in modo impulsivo e a non tener conto delle conseguenze delle proprie azioni, sono poco consapevoli di sé e del compito, sono poco attenti ai procedimenti messi in atto per risolvere i problemi, non controllano i propri elaborati, sono distratti e frettolosi. Spesso e volentieri sono anche scarsamente motivati, poco fiduciosi e resilienti di fronte agli insuccessi, timorosi di fronte all’errore e poco propensi all’impegno.
Cos’è la metacognizione
Metacognizione significa “riflessione sui processi mentali” o, più semplicemente, “pensare sul pensiero”: pensare su ciò che si fa, si sente, si prova, si capisce, si memorizza. Il concetto di metacognizione è stato introdotto da Lev Vigostkij (1896-1934), ed è considerato il massimo esponente della scuola storico-culturale, secondo la quale lo sviluppo delle facoltà psichiche non è solo influenzato da fattori biologici, ma anche da fattori storici, sociali e culturali. Nella sua breve vita, Vigostkij ha avuto modo di apportare contributi determinanti allo studio del rapporto tra pensiero e linguaggio, delle modalità con le quali il linguaggio e simboli sviluppano ole funzioni cognitive. Nell’approccio cognitivista, si parla di metacognizione per definire il processo attraverso il quale si è consapevoli di ciò che si conosce e tale consapevolezza si riflette sulle attività cognitive richieste da diversi compiti e sulle strategie per affrontarli.
Gli stili cognitivi
Per favorire lo sviluppo delle abilità metacognitive del bambino occorre prima di tutto agire sullo sviluppo della consapevolezza dei propri stili cognitivi. Secondo Huteau (1987), gli stili cognitivi possono essere considerati come dimensioni della mentalità umana, sono comportamenti cognitivi messi in atto naturalmente, che si verificano nello stesso modo nel corso del tempo, ma che influenzano anche tutti gli aspetti della personalità, in base a ciò sono stati delineati sette stili cognitivi:
- Stile globale-analitico, dapprima c’è una visione globale del problema, poi si scende nei dettagli per ricostruire un quadro generale;
- Stile siatematico-intuitivo, si arriva alla soluzione del problema analizzando una variabile alla volta, che si cerca di confermare o smentire;
- Stile verbale-visivo, la risoluzione del problema avviene utilizzando uno stile basato sul linguaggio (testo, discorso), oppure una comunicazione visiva e spaziale, con immagini statiche e in movimento, ad esempio lo studente verbale avrà bisogno di ripetere un testo ad alta voce, lo studente visivo avrà bisogno di immagini, tabelle, ecc;
- Stile impulsivo-riflessivo, il soggetto impulsivo tende a scegliere soluzioni non ottimali perchè non agisce con ponderazione, mentre il soggetto riflessivo pianificherà tutti i passaggi da prendere in considerazione;
- Stile dipendente dal contesto-indipendente, in questo stile si sottolineano i legami tra il tema centrale e tutti i riferimenti esterni che possono creare una o più relazioni tra i concetti;
- Stile convergente-divergente, la modalità utilizzata in questo stile è quella di analizzare tutte le varie possibilità per raggiungere soluzioni tramite percorsi a volte meno diretti e logici;
- Stile risolutore-assimilatore, in questo caso si preferisce l’utilizzo di azioni concrete con il dispendio minimo di energia, magari anche confrontando i propri percorsi con altre posizioni di altri soggetti.
Come sviluppare la metacognizione nei bambini?
Una volta accertato lo stile di apprendimento di ciascun bambino, bisogna lavorare sulle abilità metacognitive facendo emergere nell’alunno l’insieme delle sue conoscenze, convinzioni, credenze su come funziona la mente umana, ad esempio per facilitare il processo di memorizzazione si può utilizzare la categorizzazione, la quale è una strategia di memoria molto potente che il bambino inizia a mettere in atto spontaneamente, magari anche inconsapevolmente, a partire dai nove anni circa, ma attraverso un insegnamento metacognitivo, guidato e finalizzato, è possibile applicarla anche ai bambini più piccoli. Per l’attuazione di una didattica metacognitiva è fondamentale chiedere sempre agli alunni il perchè delle risposte date, ed è bene precisare che è vero che il temperamento influenza lo sviluppo delle attività cognitive, essere più o meno riflessivi/impulsivi, può essere determinante, ma indubbiamente avere fin da piccoli dei modelli adulti che favoriscano lo sviluppo delle abilità metacognitive lo è altrettanto.
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