CHE RAPPORTO C’E’ TRA INTELLIGENZA, APPRENDIMENTO E ABILITA’ SENSORI-MOTORIE NEI DSA? LA PAROLA AGLI ESPERTI
Un bambino con Disturbo Specifico dell’Apprendimento manifesta difficoltà nell’acquisizione delle abilità strumentali di lettura, scrittura e calcolo in assenza di altri deficit motori, sensoriali ed intellettivi.
Questo punto è di fondamentale importanza, sia per riconoscere le caratteristiche cliniche del disturbo che per porre una corretta diagnosi. Ad una lettura veloce la definizione di DSA può apparire semplice, di immediata comprensione e quasi scontata; in realtà, vi sono ancora molti equivoci che si manifestano nella tendenza a fare di tutta l’erba un fascio, confondendo tra capacità di apprendimento, intelligenza e abilità sensori-motorie.
Esattamente per questo motivo, è necessario iniziare a fare un po’ di chiarezza, partendo proprio dalla definizione di Disturbo Specifico dell’Apprendimento.
Sappiamo quanto la spiccata intelligenza di un bambino sia capace di rendere un genitore fiero ed orgoglioso. Infatti, una domanda frequente che preoccupa i genitori di un bambino con DSA, è questa: “E’ poco intelligente mio figlio?”.
Indubbiamente, è una domanda lecita: spaventati dalle difficoltà manfestate dai propri figli a scuola, i genitori si chiedono se ciò possa dipendere dalla presenza scarse doti intellettive. Nel tentativo di contenere questa preoccupazione, è nostro dovere chiarire la natura del rapporto tra intelligenza, apprendimento e abilità sensori-motorie.
Abbiamo detto che le difficoltà nell’acquisizione delle abilità strumentali di lettura, scrittura e calcolo devono manifestarsi “in assenza di altri deficit motori, sensoriali ed intellettivi”.
Nello specifico, cosa sono le capacità motorie, sensoriali e le abilità intellettive?
Con “capacità motorie” ci si riferisce a tutti quei meccanismi che consentono di eseguire i movimenti, ossia l’insieme delle caratteristiche fisiche che un individuo possiede e che permettono l’apprendimento e l’esecuzione delle varie azioni motorie. Con “capacità sensoriali”, invece, ci si riferisce ai meccanismi che consentono di registrare le informazioni provenienti dal mondo esterno mediante gli organi di senso. La maturazione e l’affinamento, nelle varie tappe dello sviluppo del bambino, di queste capacità è alla base di un’adeguata crescita psico-fisica.
Il concetto di “abilità intellettive”, invece, è un po’ più complesso. Dare una definizione unitaria, globale ed esaustiva di intelligenza è molto difficile, data la molteplicità e l’eterogeneità dei fenomeni coinvolti. Per questo motivo ci limiteremo a definirla nell’accezione più semplice: come quella capacità di riuscire a risolvere adeguatamente problemi di diversa natura, adattandosi costantemente e con successo alle richieste interne ed esterne all’organismo.
D’altro canto, i processi cognitivi che consentono gli apprendimenti sono più specifici. In psicologia, col termine “apprendimento”, ci si riferisce alla capacità dell’individuo di sviluppare e/o modificare un comportamento in funzione di determinate situazioni e specifici stimoli. Da questo punto di vista, l’apprendimento non può essere semplicemente inteso come trasmissione e acquisizione passiva di competenze, ma come costruzione congiunta di conoscenza, progressiva e graduale di condivisione del mondo fisico e sociale. È, dunque, necessaria un’interazione tra i diversi livelli coinvolti, in un processo attraverso il quale il bambino possa acquisire la capacità di affrontare con sempre maggior successo il proprio ambiente, grazie alla maturazione biologica e all’influenza che gli stimoli esterni hanno sulla stessa crescita.
Ad esempio, per quanto riguarda l’acquisizione delle capacità strumentali, esistono nel nostro cervello delle zone che consentono di elaborare in modo specifico alcuni tipi di stimoli come le parole, i numeri o programmare i movimenti complessi. Quello che è importante capire è che lo sviluppo delle funzioni cognitive che consentono l’acquisizione delle capacità di lettura, scrittura e calcolo va di pari passo con la maturazione biologica del cervello.
In sintesi, ritornando alla definizione di DSA, affinché venga posta correttamente diagnosi, il bambino non deve presentare disturbi visivi, uditivi o motori di base che possano spiegare le difficoltà incontrare. Il disturbo, infatti, non deve essere il risultato di una patologia caratterizzata da disabilità fisiche invalidanti. Accanto a questo, il bambino deve manifestare un livello di intelligenza assolutamente nella norma, così come una capacità adeguata di inserirsi nel contesto scolastico e un buon livello di funzionamento generale.
Riassumendo, i Disturbi Specifici di Apprendimento si manifestano in bambini con adeguate capacità cognitive, uditive, visive e ed emergono con l’inizio dell’insegnamento scolastico. Pertanto, i DSA devono essere assolutamente distinti dai disturbi di apprendimento generali che sono la diretta conseguenza di disabilità sensoriali/motorie, condizioni neurologiche particolari o dalla disabilità intellettiva.
A cura della Dott.ssa M. Rosaria Mottola, Psicologa Esperta in Neuropsicologia Clinica dell’Età Evolutiva, dell’Adulto e dell’Anziano
Bibliografia
- American Psychiatric Association (2014). Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), Quinta Edizione. Ed. italiana: Raffaello Cortina Editore.
- Consensus Conference (2007). I Disturbi Evolutivi Specifici dell’Apprendimento: raccomandazioni per la pratica clinica definite con il metodo della Consensus Conference. Circolo della Stampa, Milano 26 gennaio 2007.
- Davis R.D., Il dono della dislessia. Perché alcune persone molto intelligenti non possono leggere e come possono imparare. Roma, Astrolabio 1998.
- AID, Associazione Italiana Dislessia (2009). Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento. Raccomandazioni per la pratica clinica di dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia. Trento, Erickson, 2009.