LE CONSEGUENZE EMOTIVO-RELAZIONALI DEI DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
Di fronte ad un disturbo o ad una problematica generale, spesso ci concentriamo esclusivamente sulle cause e sulle possibili soluzioni cercando di affrontarlo e risolverlo il più in fretta possibile.
Ma quante volte, però, non ci rendiamo conto che per aiutare qualcuno ad arrivare alla risoluzione del problema dobbiamo prima di tutto aiutarlo ad affrontare il percorso che lo porti alla risoluzione? Ogni problema o, nello specifico, ogni patologia porta con sé una serie di problematiche che vanno ad aggiungersi a quella principale. Tali aspetti vanno considerati per supportare colui di cui ci prendiamo cura, al fine di fargli affrontare al meglio il percorso educativo, riabilitativo, terapeutico che potrà aiutarlo a migliorare o a gestire il suo deficit.
Questo è anche il caso dei bambini con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Oltre a concentrarci sui loro deficit ed aiutarli in merito a questi, dovremmo chiederci come vivono la loro difficoltà, cosa provano, quali sono i loro vissuti, le loro emozioni. Scopriremmo che oltre ai deficit legati al disturbo (scrittura\lettura\calcolo) questi bambini, spesso, portano con loro problematiche emotive, di adattamento, comportamentali, di autostima che derivano dall’osservare la loro disfunzionalità e i loro fallimenti. Ciò può accadere soprattutto nella fase iniziale, quando non è stato ancora diagnosticato il disturbo; pertanto nell’ambiente scolastico e\o familiare si può commettere l’errore di rimproverare il bambino scambiando il suo insuccesso per pigrizia o disattenzione.
La letteratura scientifica mostra, infatti, che i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, oltre che tra loro, si presentano frequentemente associati a disturbi emotivi e comportamentali e possono essere portatori di grandi sofferenze emotive nell’infanzia fino ad arrivare ad una deviazione patologica dello sviluppo; vengono infatti considerati come un fattore di rischio per un futuro disagio psicologico (Mugnaini et al. 2008). In particolare sembra che i bambini con DSA, specialmente con la dislessia, abbiano un rischio maggiore di sviluppare, in comorbidità, patologie dell’umore come la depressione e l’ansia (Hinshaw, 1992; Kavale & Forness, 1996).
Il bambino che a scuola si vede in difficoltà e che deve sperimentare un fallimento di fronte agli altri suoi amici, può provare vergogna, rabbia, frustrazione e può mettere in atto strategie per cercare di evitare queste sensazioni: isolamento, oppositività, rifiuto di svolgere i compiti, disimpegno, chiusura, somatizzazioni…
Possiamo ben capire, quindi, che oltre il disturbo legato all’area dell’apprendimento, il bambino può sperimentare molti vissuti ed emozioni negative che potrebbero condurre ad un vero e proprio disagio psicologico manifestato, come già detto, in depressione, ansia, fobia scolastica, aggressività.
Come possiamo aiutare, allora, un bambino affetto da DSA? Quello che emerge da quanto scritto è che non dobbiamo dimenticarci della sfera emotivo\relazionale; bisogna agire, dunque, sicuramente sui problemi di scrittura, lettura e\o calcolo, ma senza tralasciare la cura della vulnerabilità psicologica che questo disturbo può portare con sé, offrendo, quindi, al bambino una protezione dal rischio di forme di disadattamento. In questo discorso assume un’importanza fondamentale la diagnosi e la sua spiegazione al bambino; spieghiamogli bene in cosa consiste il suo deficit facendogli comprendere che le difficoltà che tanto lo angosciano non derivano da una sua mancanza di intelligenza o di capacità, ma da aspetti neurobiologici. Forniamogli tutti gli strumenti per far fronte al DSA e alla conseguente sofferenza psicologica.
Tutto ciò va inserito sia nell’ambito familiare che in quello scolastico. È bene che la famiglia e in particolar modo i genitori si pongano come supporto e sostegno principale per il bambino, ma anche la scuola deve fare la sua parte. L’istituzione scolastica, infatti, dovrà offrire al bambino gli strumenti necessari per far fronte ai suoi deficit di apprendimento, sostenendolo nelle difficoltà e rinforzando i suoi successi. Potrebbe essere utile anche formare il gruppo classe al rispetto della diversità, all’accoglienza dell’altro e informarlo sulle caratteristiche di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento per far sì che abbiano le conoscenze e acquisiscano le competenze necessarie per evitare i pregiudizi e l’esclusione del compagno in difficoltà.
È necessario, quindi, creare dei percorsi familiari e scolastici, prima di tutto, che siano di supporto al bambino nella gestione dei suoi deficit tanto di apprendimento quanto emotivo\relazionali e lo aiutino a reagire ad essi.
A cura della Dott.ssa Annarita Napolitano