DOVE E COME SI MANIFESTANO REALMENTE LE DIFFICOLTÀ DEI BAMBINI CON DSA?

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DOVE E COME SI MANIFESTANO REALMENTE LE DIFFICOLTÀ DEI BAMBINI CON DSA?

Il comportamento del ragazzo cambia drasticamente quando si trova in un ambito peculiare, come quello scolastico, nel quale gli è esplicitamente richiesto di svolgere compiti specifici come leggere un brano, fare dei calcoli, scrivere un dettato. È in queste circostanze che le difficoltà emergono in modo esplicito.

Pertanto, è la duplice natura del Disturbo Specifico di Apprendimento — come affermato dal Prof. Giacomo Stella: “Un problema subdolo perché non ha un’identità propria. È una diversità senza diversità.” — a creare non pochi equivoci nella valutazione delle attitudini e delle capacità del ragazzo. 

È molto comune, infatti, che insegnanti e genitori confondano le difficoltà manifestate a scuola come pigrizia, scarso impegno, mancanza di costanza e volontà nei confronti dei doveri scolastici.
Se realmente l’intento è sviluppare percorsi, strumenti e competenze volti a garantire il successo scolastico degli alunni con DSA è necessario, in primis, assumere una prospettiva di stampo multidisciplinare più ampia. Il primo passo, infatti, è quello di divincolarsi dall’idea di DSA come “deficit” inteso eminentemente nell’accezione negativa del termine.Bisogna divincolarsi, cioè, dall’idea di “incapacità”, “mancanza”, “perdita”.

Emerge, invece, la necessità di considerare i DSA in termini di “Neurodiversità”. 

Non parliamo, dunque, di disturbi invalidanti o, peggio ancora, di malattie da dover combattere e debellare a tutti i costi: la chiave di volta, invece, sta nell’iniziare a interfacciarsi ad essi considerandoli una “condizione neurocognitiva differente”, “alternativa”. Che vuol dire esattamente?

Molto semplicemente, vuol dire che ci troviamo difronte a un modo “diverso” di funzionare del cervello, che si riflette in diverse modalità di apprendimentoE diverso non è sinonimo di “sbagliato”.

Quando si prende atto di questa piccola ma sostanziale differenza, iniziano a diventare evidenti le innumerevoli potenzialità di un alunno con DSA
È l’adozione di questa prospettiva a svolgere un ruolo determinante per lo sviluppo di un atteggiamento più dinamico e meno approssimativo nei confronti dei DSA — atteggiamento che si riflette nella necessità di una formazione continua e sempre più specifica in materia. In questo modo le figure che gravitano intorno alla vita scolastica ed extra-scolastica del ragazzo possono realmente acquisire una conoscenza adeguata delle caratteristiche cliniche dei Disturbi Specifici di Apprendimento, dei campanelli di allarme che possono far sospettare un DSA e, in seconda battuta, avere gli strumenti per sapere a chi rivolgersi e come adattare il proprio lavoro allo stile di apprendimento degli alunni.

A cura della Dott.ssa M. Rosaria Mottola, Psicologa Esperta in Neuropsicologia Clinica dell’Età Evolutiva, dell’Adulto e dell’Anziano

Bibliografia 

  • Prof. Giacomo Stella Presidente del Comitato NazionaleTecnici dell’Associazione ItalianaDislessia
    (AID) Professore ordinario di Psicologia Clinica presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università diModena e Reggio Emilia
  • SINPIA, Linee Guida per il DDAI e i DSA, Erickson
  • Troiano Martina, Zuccano Patrizia (2007) Dislessia, Vademecum. Disturbi specifici di apprendimento. Bologna, Biblioteca digitale dell’Associazione Italiana Dislessia