Il rapporto tra le emozioni e l’apprendimento

Il rapporto tra le emozioni e l’apprendimento

Gli studi in campo educativo evidenziano che un ruolo chiave per il successo scolastico viene giocato dalla capacità dell’insegnante (e in generale dell’istituzione scolastica) di costruire un buon ambiente di apprendimento. Con questo termine non si intende solo il luogo fisico in cui avviene l’apprendimento, ma anche (e soprattutto) il sistema di interazioni personali e sociali che in tale luogo fisico si instaurano. Le emozioni, dunque sono reazioni a uno stimolo ambientale, sono brevi rispetto ai sentimenti, provocano cambiamenti a tre diversi livelli:

  • Fisiologivo: sono quei fenomeni fisici che avvengono in tutto il corpo, come il cambiamento del battito cardiaco, tensione muscolare, dilatazione delle pupille,  e così via;
  • Comportamentale: cambiamento del tono della voce, comportamenti di aggressività o fuga, o tenerezza;
  • Psicologico: alterazione del controllo di sé e delle proprie capacità cognitive. 

Tra i molteplici studi nel settore, i più interessanti sono quelli che riguardano lo psicologo e accademico Howard Gardner (1943) e dello psicologo e giornalista Daniel Goleman (1946). Gardner sosteneva che le esperienze prive di richiami emozionali saranno inevitabilmente  scarsamente coinvolgenti, mentre Goleman, sosteneva che il ruolo dell’ intelligenza emotiva (aspetto dell’intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere le emozioni proprie e quelle altrui) influisce sulle pratiche di vita quotidiana ed è responsabile dei successi e degli insuccessi.

Quale rapporto si crea tra emozioni e apprendimento nella scuola?

Bisogna sottolineare l’importanza che l’ambiente svolge sulle emozioni, ovviamente le caratteristiche del luogo fisico hanno un loro peso, ma il ruolo chiave viene giocato dalle emozioni positive che l’ambiente in cui avvengono le interazioni è in grado di suscitare negli allievi e, in generale, nei soggetti che vi operano. Quindi determinate proposte in un contesto sereno e positivo hanno effetti diversi, e migliori, rispetto alle stesse attività proposte in un contesto stressante e denso di emozioni negative, figuriamoci poi l’impatto delle emozioni sugli  alunni con problemi di apprendimento, è bene anche evidenziare il fatto che i ricordi hanno spesso una dimensione emotiva, positiva o negativa, e questa dimensione ha un peso rilevante sugli apprendimenti. Possiamo rievocare concetti ed eventi per la paura (un insegnante particolarmente severo) o per la gioia a essi associata (un insegnante particolarmente motivante). La seconda è ovviamente migliore della prima, dato che ciò genera emozioni positive, può suscitare interesse, aumentare la motivazione e quindi l’impegno nelle attività di apprendimento, mentre ciò che genera emozioni negative, distoglie dall’apprendimento. 

Come si possono generare emozioni positive nella didattica?

Emozioni positive possono derivare da tante tipologie di esperienze scolastiche, per ciascuna delle quali esistono numerose prove di efficacia (Hattie 2016, Marzano et al. 2011).

  • Proporre agli allievi sequenze di sfide ottimali, ossia adeguate al loro attuale livello di conoscenze, abilità e competenze, ma non banali e scontate, che richiedano di fare un piccolo sforzo “più” rispetto a quanto si sa già fare.
  • Utilizzare tecniche basate sul gioco, che consentano agli allievi di associare le emozioni positive legate ad attività ludiche agli specifici contenuti oggetto di apprendimento, ponendo attenzione non solo all’imparare ma anche e soprattutto al piacere di imparare.
  • Sollecitare la curiosita’ degli alunni, ad esempio innescando meccanismi di anticipazione su un testo che si sta leggendo, chiedendo loro di immaginare come prosegue il testo o di inventare un prosieguo.
  • Utilizzare tecniche specifiche per costruire una classe coesa, in cui ogni allievo si trovi bene nel lavorare con ciascuno dei propri compagni, possa trovare in loro un supporto cognitivo ed emotivo per le proprie difficoltà ed acquisisca il piacere di stare con i propri pari.
  • Adottare procedure esplicite di gestione del comportamento, degli allievi. Una classe coesa non nasce da sola. Occorre identificare il più precocemente possibile i problemi comportamentali, indicare con chiarezza i comportamenti appropriati e quelli inappropriati, rendere gli alunni consapevoli delle conseguenze anche concordando con loro una serie di regole predefinite.
  • Non porre etichette, ad esempio di etnia, di genere, di stile cognitivo, agli allievi, ma credere incondizionatamente nelle loro capacità di riuscita, senza farsi influenzare da idee preconcette.
  • Coinvolgere i genitori, spesso i genitori vengono visti dagli insegnanti come un problema più che una risorsa. La ricerca dimostra che le loro aspettative di successo possono essere utilizzate in modo positivo, soprattutto se si instaura una giusta comunicazione che porti a uno stretto coordinamento scuola-famiglia sul supporto da dare agli allievi per lo studio. E’ importante non dimenticare che  l’insieme degli insegnanti-allievi-genitori a dover funzionare come gruppo-scuola.