La dislessia e il trattamento sublessicale

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La dislessia e il trattamento sublessicale

La dislessia, o disturbo specifico di apprendimento di lettura, costituisce l’esempio più significativo dei disturbi specifici di apprendimento (DSA), ovvero della condizione in cui, in assenza di disabilità o di altre situazioni sfavorevoli, il bambino presenta un’incapacità ad apprendere a leggere in maniera adeguata.

Per quanto l’apprendimento della scrittura implichi anche la capacità di comprendere quello che si legge, solitamente si utilizza il termine dislessia per i casi in cui compare anche (o solo) un problema cospicuo di decodifica, cioè di lettura tecnica (decifrativa), mentre si riserva il termine di disturbo specifico (o difficoltà) della comprensione della lettura ai casi opposti, in cui compare solo il problema di comprensione (Cornoldi e Oakhill, 1996). 

I deficit che caratterizzano la dislessia

  • DEFICIT NELLA COMPETENZA METAFONOLOGICA: cogliere le sequenze dei suoni; riconoscere i suoni all’interno delle parole; ricordare in modo rapido nomi di oggetti; ricordare suoni, lettere  e parole in sequenza;
  • DEFICIT NEI PROCESSI VISIVO-PERCETTIVI: sensazione che le lettere si affollino o si muovano sul foglio; generale difficoltà nel riconoscere gli stimoli visivi; difficoltà nel seguire il rigo.

COME SI MANIFESTANO:

  • imprecisione nella lettura;
  • eccessiva lentezza nella lettura,
  • confondere tra loro lettere con caratteristiche visive simili, come p/q, d/b, oppure con suoni simili v/f;

La diagnosi

La diagnosi di dislessia è basata sulla verifica di una sostanziale difficoltà di lettura attraverso una o più prove standardizzate e l’esclusione che su questa difficoltà incidano fattori aspecifici, quali una disabilità (mentale o sensoriale), un problema socioculturale o linguistico, la mancata esposizione a contesti di apprendimento-insegnamento o situazioni psicopatologiche gravi. E’ ormai accettato che la dislessia si innesta su una predisposizione biologica dell’individuo. Fra le altre cose sono state dimostrate la familiarità (cioè la presenza con maggiore probabilità del disturbo in bambini di famiglie in cui altre persone pure lo avevano dimostrato) e i correlati biologici della dislessia (si vedano i lavori di Paulesu et al., 1996 e Facoetti et al., 2000).

Approcci al trattamento della dislessia

Nel tempo si sono evolute varie tecniche nel miglioramento del quadro della dislessia: l’uso delle mappe mentali, i giochi di memoria, i righelli colorati per la lettura, la sintesi vocale, fare attività che prevedano una ricerca visiva rapida. Gli strumenti compensativi sono molti, ma da qualche tempo a questa parte le varie tecniche si sono perfezionate per cercare di far raggiungere risultati più soddisfacenti. Appunto per questo sono stati impiegati vari trattamenti per affrontare e migliorare questo problema.

I trattamenti specifici della dislessia possono essere di vari tipi, a seconda delle  caratteristiche e delle tappe evolutive del percorso di apprendimento raggiunte dal bambino. Fra le varie metodiche proposte per l’aiuto al dislessico , sono maggiormente raccomandabili quelle che fanno riferimento alle tappe di apprendimento della lettura e, fra esse, risulta di particolare importanza la metodica sublessicale.

L’approccio sublessicale

In tutti quei casi in cui il bambino si è impadronito dei precursori della lettura e sa identificare in modo soddisfacente i grafemi, appare importante consentire la velocizzazione del processo di lettura e la sua automatizzazione attraverso la facilitazione del riconoscimento rapido di sillabe o altri gruppi di lettere che costituiscono subcomponenti delle parole (metodi sublessicali).

Le metodiche sublessicali appaiono quelle ottimali per bambini dislessici  a partire dalla fine della seconda classe della scuola primaria fino alla scuola secondaria di primo grado. Anche se, in alcuni casi, potrebbe sembrare opportuno lavorare sulla via lessicale, insorge il problema che il numero di parole che il bambino deve imparare a riconoscere possa essere troppo ampio e quindi la facilitazione nel riconoscimento di parole deve essere comunque ottenuta attraverso un accesso rapido a componenti di esse.

Questo trattamento si basa sull’automatizzazione del riconoscimento sublessicale  (sviluppato da Cazzaniga), cioè sul fatto che il ragazzo dislessico possa memorizzare , e quindi riconoscere velocemente quando le incontra, parti sempre più ampie della parola scritta. L’obiettivo del trattamento è quello di facilitare i processi cognitivi implicati nella lettura, attraverso una ripetizione prolungata tesa a favorire la loro associazione alle corrispondenze fonologiche , al fine di rendere più rapido e corretto (cioè automatizzato) il processo di lettura.

di Simona Sartoretto, O. S. A e Tutor DSA