COME SI ARRIVA AD UNA DIAGNOSI DI DSA?

COME SI ARRIVA AD UNA DIAGNOSI DI DSA

COME SI ARRIVA AD UNA DIAGNOSI DI DSA?

Nonostante i disturbi dell’apprendimento possano essere formalmente diagnosticati a partire dalla fine della seconda elementare, segni importanti della presenza di una qualche difficoltà possono presentarsi a volte già dalla primissima infanzia. Risulta pertanto fondamentale prestare attenzione, nelle varie fasi di sviluppo, a eventuali carenze o difficoltà mostrate dal bambino, al fine di attivare programmi di potenziamento delle abilità che dovessero risultare deficitarie.

Dalla nascita fino ai 3 anni di età è possibile monitorare lo sviluppo generale del bambino, prestando particolare attenzione al rispetto della regolarità dello sviluppo del linguaggio, dello sviluppo motorio e dello sviluppo cognitivo.
Durante gli anni della scuola dell’infanzia assumono un ruolo estremamente rilevante le insegnanti: questo periodo, che va dai 3 ai 5 anni, è fondamentale per l’acquisizione e la stabilizzazione di specifici precursori cognitivi (prerequisiti) delle abilità scolastiche. Dal punto di vista didattico è molto importante, soprattutto nel corso dell’ultimo anno, avviare specifiche attività di monitoraggio e potenziamento dei prerequisiti, in modo tale da preparare e agevolare il bambino all’ingresso della scuola primaria.
In tal senso, durante l’ultimo anno della scuola d’infanzia, è auspicabilemettere in atto una strategia di valutazione e monitoraggio in tre fasi:
–    Nel periodo autunnale (ottobre-novembre) si potrebbero svolgere alcune attività di valutazione dello stato dei prerequisiti dei bambini del gruppo classe al fine di ottenere una panoramica delle abilità che necessitano di essere potenziate prima dell’ingresso nella scuola primaria.
–    Nel periodo invernale/primaverile (gennaio-aprile), tenendo conto dei risultati ottenuti dalle valutazioni effettuate, si potrebbero strutturare attività di potenziamento e mantenimento delle varie abilità, anche dividendo i bambini in gruppi in modo tale da lavorare sulla stimolazione di competenze specifiche in base alle difficoltà individuate.
–    Nel mese di maggio, terminate le attività di potenziamento, si dovrebbe procedere a una nuova valutazione dei prerequisiti, possibilmente utilizzando le stesse metodologie sfruttate in precedenza, al fine di evidenziare eventuali miglioramenti nelle abilità facilitanti l’ingresso nella scuola primaria.
Nel caso in cui, al momento della seconda valutazione, alcuni bambini dovessero mostrare ancora specifiche difficoltà nell’acquisizione e stabilizzazione dei prerequisiti dell’apprendimento, sarebbe opportuno provvedere a darne comunicazione ai genitori e a valutare con loro l’eventuale permanenza alla scuola d’infanzia.
Nel caso in cui le difficoltà dovessero presentarsi o permanere durante il secondo o il terzo anno della scuola primaria le insegnanti dovrebbero richiedere ai genitori un approfondimento specialistico del profilo di apprendimento del bambino.

Durante il primo appuntamento lo specialista inizierà a muovere i primi passi nella conoscenza del bambino, della sua situazione e delle sue difficoltà raccogliendo un’anamnesi accurata volta ad approfondire i seguenti aspetti:
–    Storia evolutiva
–    Aspetti familiari
–    Aspetti scolastici
–    Aspetti emotivi e relazionali del bambino
–    Modalità di rappresentazione del problema sia da parte dei genitori che da parte del bambino
A seguito della raccolta delle informazioni, lo specialista provvederà ad effettuare una valutazione di primo livello dello stato degli apprendimenti, al fine di elaborare un profilo generale delle competenze del bambino in tutte le aree di apprendimento scolastico. Generalmente vengono sottoposte prove di lettura di un brano, di dettato ortografico e di calcolo.
Nel caso in cui dovesse essere dimostrato un profilo deficitario nelle prove di primo livello, lo specialista approfondirà la valutazione sottoponendo al bambino prove di secondo livello che potranno chiarire quali sotto abilità del processo di apprendimento analizzato (lettura, scrittura, calcolo) risultino carenti. Il profilo ottenuto dalle prove di secondo livello, più analitico e specifico, servirà anche come guida per stabilire le priorità e le modalità di intervento sulle difficoltà espresse dal bambino.
Accade che, a seguito della somministrazione di prove di secondo livello, resti nello specialista un dubbio diagnostico: in altre parole egli non sente di poter decidere, alla luce dei dati raccolti, se il bambino davanti a lui presenti un Disturbo Specifico dell’Apprendimento o ad una semplice difficoltà.  In questi, lo specialista potrebbe decidere di attivare un ciclo di trattamento breve al fine di valutare il grado di modificabilità e automatizzazione del profilo, per arrivare a definire se si tratti di un falso positivo o di un falso negativo.

A cura della dott.ssa Federica Nobile, Psicologa.


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